domenica 21 agosto 2011

LA DIGNITA' DELL'ANZIANO

La dignità dell’anziano

Evitiamo che l’anziano finisca con il trovarsi in una situazione di solitudine e di umiliazione. Tutte le persone devono essere trattate con rispetto e dignità, tuttavia ciò è ancor più vero per quanto riguarda l’anziano.

La “grande crisi” che stiamo attraversando, crisi non solo economica ma anche morale, civile e sociale, ha colpito profondamente anche la famiglia e la sua organizzazione; essa ci impone di affrontare adeguatamente il problema della qualità della vita dell’anziano.

La soluzione che si intravede è quella di utilizzare i tanti paesini, comuni e frazioni così numerosi in Italia e dai quali la maggior parte di noi proviene per effetto della emigrazione interna conseguente allo sviluppo industriale del secondo dopoguerra, come residenze per anziani. Ci sono tutte le condizioni perché questo progetto possa essere realizzato nel modo più vantaggioso.

E’ sotto gli occhi di tutti lo stato di abbandono urbanistico in cui sono venuti a trovarsi tanti piccoli centri abitati spesso ricchi di storia e di bellezze artistiche. Tali centri erano un tempo formati non solo da case di abitazione ma anche da botteghe artigianali e/o artistiche, vere e proprie scuole, dove si apprendevano i mestieri e le arti.

Ebbene, tali centri storici sono spesso abbandonati e si trovano in uno stato di degrado. Perché non recuperarli come residenze per anziani ed anche per altre finalità sociali quali fornire le abitazioni popolari a quanti si trovano senza casa? E’ evidente che da un punto di vista economico l’operazione si presenta subito come più vantaggiosa rispetto a quanto si fa oggi e cioè la costruzione di edifici spesso in ambito cittadino. I vantaggi dell’alternativa proposta sono numerosi, alcuni di natura economica ed altri aventi una rilevanza morale e civile. Ad esempio, rivitalizzando tutti questi piccoli centri in gran parte abbandonati o degradati, migliorerebbe di molto la bellezza della nostra Italia. Diceva Carlo Bo che la vera Italia è quella dei paesini. Tali paesini sono distribuiti armoniosamente nel proprio territorio. Pensate, al contrario, a quanto squallido è il trasferimento dell’anziano nelle cosiddette “case di riposo”, vere anticamere della morte dove non è certo possibile rivivere e ripensare il proprio vissuto, mancando le persone che con l’anziano hanno condiviso le principali esperienze di vita. A ben vedere, sembra proprio che i nostri paesini, veri centri di autogoverno, siano stati pensati proprio per onorare le vicende umane dei loro abitanti. Questo è riconosciuto anche da stranieri. Ad esempio in California, recentemente, qualcuno ha dichiarato che il luogo ideale per passare la vecchiaia è la Regione Marche in Italia.

Ricordiamo, a questo proposito, la seguente saggia asserzione: “quando la strada intrapresa è sbagliata, il modo per andare avanti è quello di tornare indietro”.

Ecco, l’impressione che abbiamo in tanti è quella che abbiamo intrapreso una strada sbagliata; fermiamoci e ritorniamo sui nostri passi.

Il paesino era una grande comunità fatta di parenti, amici, piccoli operatori economici, artigiani ecc. Ricordiamo ancora l’animazione che prendeva tutti il giorno del mercato, i carri dei contadini, gli animali da cortile, le derrate agricole e tutti i piccoli mercanti che fornivano i beni necessari alla persona ed alla casa. Tali mercati erano anche l’occasione per incontrare e salutare amici. Gli incontri avvenivano nel mercato stesso o in piazza o all’osteria o in trattoria o in qualche piccolo bar. Ecco, non occorre molto per creare una comunità di appartenenza: una chiesa, un monastero o altro luogo di culto, un mercato, le botteghe artigianali dove, guardando attraverso i vetri da fuori, si poteva vedere l’artigiano al lavoro con i suoi apprendisti. Andare a riparare le scarpe dal calzolaio voleva dire anche fare due chiacchiere con lui mentre lui, seduta stante, le riparava.

Quanti oggi impiegano il loro tempo libero per andare a pescare e alcuni, i più fortunati, per coltivare ad orto un pezzo di terreno? Ebbene tutto ciò sarebbe possibile in un paesino: coltivare l’orto, andare a pescare in numerosi laghetti e fiumiciattoli e, naturalmente, girare per le campagne per salutare amici o comperare prodotti agricoli. Tanto basta fortunatamente a molti per essere felici. La dignità della persona richiede che la vita della persona non passi inosservata o, peggio, venga esclusa da quella degli altri membri della comunità. Allora l’anziano, che è testimone di tante esperienze e il cui compito è quello di trasmettere alle nuove generazioni gli insegnamenti necessari per affrontare le difficoltà della vita, troverebbe, in detto ambito, il luogo giusto per sentirsi ancora utile e parte di una comunità alla quale lui sente la necessità, come tutti, di dare il suo contributo di saggezza e di esperienza. Non credo che sia difficile investire i capitali destinati alla costruzione di case popolari, o alla formazione professionale, o alla promozione turistica, in tale progetto. Quanti paesini potrebbero accogliere musei di storia contadina e/o artigianato? Perché non portare i ragazzi in età scolastica a scoprire l’eredità culturale che tali centri potrebbero esprimere? Un centro ripopolato da anziani dovrebbe necessariamente essere adattato alle necessità di questi; quindi luoghi di incontro, di assistenza sanitaria, di cultura, un ufficio postale, una biblioteca, un cinema, e come detto musei di storia del lavoro. Tutto questo darebbe un contributo anche ai residenti non anziani i quali vedrebbero aumentare tutta una serie di servizi non esistenti.

I paesini per anziani potrebbero essere anche un’ottima opportunità economica e di investimento. Ad esempio le case ristrutturate, di diversa dimensione, potrebbero essere cedute a chi sente l’avanzare degli anni e teme la solitudine o l’abbandono nella forma della cessione della nuda proprietà. Cioè l’esborso finanziario sarebbe limitato a una parte del valore pieno dell’immobile. Questo potrebbe essere gradito a chi possiede dei capitali oggi, non sufficienti per comperare la piena proprietà di un’abitazione, cosa questa che avverrebbe nel tempo, quando ne avrà bisogno poiché, come è noto, la nuda proprietà si unisce all’usufrutto con la fine dei diritti dell’usufruttuario. Quindi un’assicurazione ragionata per la propria vecchiaia. In questo mercato dell’acquisto o della vendita della nuda proprietà potrebbero attivarsi in modo vantaggioso sia amministrazioni pubbliche sia aziende di credito aventi connotazioni di banche locali, sia società assicurative, immobiliari nonché imprese di costruzione. Altre opportunità economiche sorgerebbero da altri prodotti che in tale contesto troverebbero possibilità di piena applicazione e precisamente:

  • adottare un anziano: cioè chi ha un’abitazione sufficientemente ampia ed ha già in famiglia qualche anziano potrebbe trarre un grosso vantaggio economico e un grande sostegno morale dall’accogliere nella propria famiglia e nella propria abitazione un'altra persona. In tal modo si ridurrebbero i costi per tutti, la famiglia ospitante vedrebbe incrementate le proprie entrate con la pensione dell’anziano acquisito e migliorerebbe la qualità della vita dell’anziano della famiglia poiché questo potrebbe farsi compagnia con l’anziano acquisito. Inoltre tutti i servizi di pulizia di assistenza ecc. verrebbero ridotti perché non varierebbero in proporzione al numero di anziani da accudire.

  • un’altra attività che potrebbe sorgere e svilupparsi in tale contesto è quella di società di servizi per anziani, cioè dei centri dove è possibile rivolgersi per problemi di assistenza alla persona non solo medica ma anche amministrativa, per manutenzione della casa di abitazione ecc. ecc.

Naturalmente, per poter svolgere questa delicata e nobile funzione lavorativa di assistenza agli anziani, di manutenzione delle loro abitazioni e, soprattutto, quella di accogliere nella propria famiglia un altro anziano, sono richiesti requisiti morali e professionali adeguati che vanno accertati e certificati da parte da apposite strutture pubbliche.

Per quanto riguardo l’adozione di un anziano si veda il lavoro riportato nel volume del Prof. Attilio Giampaoli “undicesima edizione 2010 - L’Asterisco di Urbino” - “Per un’armonia dell’economia”, alla pag. 95 e seguenti.

Di Armida Sartori e di Stefano Lonzi


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