domenica 21 agosto 2011

LA DISOCCUPAZIONE: COME CONTRASTARLA

La disoccupazione: come contrastarla

E’ evidente a tutti come la disoccupazione sia un chiaro segnale di una organizzazione non corretta dell’economia, in quanto lascia delle importanti risorse lavorative inutilizzate. Anche sul piano sociale la disoccupazione è un segnale di inadeguata organizzazione che determina un impatto negativo sulla qualità della vita e che comporta il sostenimento di costi sociali.

Si ritiene normalmente che la disoccupazione vada combattuta con il cosiddetto sviluppo economico cioè aumentando le attività produttive e, quindi, assorbendo in tali attività la manodopera disoccupata. Come vedremo, tale asserzione, pur mantenendo un fondamento di verità, è del tutto inadeguata a spiegare le dinamiche del mercato del lavoro. Innanzi tutto una precisazione: il disoccupato non è colui che non riceve, a fronte della propria attività lavorativa, un salario o un compenso monetario. Se così fosse dovremmo considerare disoccupate tutte le casalinghe che dedicano le loro energie lavorative all’accudimento dei familiari, alla gestione dell’abitazione, ed anche i cosiddetti volontari, cioè tutti coloro che intervengono con sacrificio personale, liberamente deciso, ad alleviare i disagi di altri, incapaci di provvedere a se stessi e che non beneficiano dell’assistenza pubblica. La disoccupazione può essere contrastata in vari modi:

  • impiegare il disoccupato in attività socialmente utili[1];

  • riducendo i tempi di lavoro dei lavoratori dipendenti, in modo tale da costringere quanti esercitano attività economica ad utilizzare anche altri lavoratori (è questo lo slogan degli anni della contestazione “lavorare tutti lavorare meno, lavorare meno lavorare tutti” ma, si diceva allora, mantenendo invariati i salari. Questa proposta è ad evidenza inaccettabile dal punto di vista dell’economia delle imprese poiché porterebbe a dei risultati economici negativi per le imprese. Ogni economia richiede che le attività economiche in essa svolte, tutte, siano produttive in termini di produzione di ricchezza. Come potrebbe un’impresa assumere nuovi dipendenti, il cui costo si aggiungerebbe a quelli precedenti, senza incrementi produttivi e senza pervenire a risultati economici negativi?;

  • incentivare le iniziative economiche a più alta intensità di costo del lavoro sul valore della produzione (se trattasi di aziende di produzione) o sul valore delle merci commercializzate (se trattasi di impresa commerciale);

  • passare velocemente dall’economia dell’“usa e getta” ad una economia di qualità basata sulla qualità dei prodotti, in modo da poter ridare occupazione all’esercito dei riparatori, un settore dell’attività economica che è stato abbandonato con grave danno per l’occupazione, per l’economia, per la trasmissione dei saperi e per lo sviluppo di innovazioni di processo e di prodotto. Comune di Urbino rifletti! Aumentando l’affitto per un locale di tua proprietà hai allontanato l’ultimo dei calzolai che in esso esercitava la propria attività con grave danno per la Città, “capitale morale” delle Marche e per i suoi cittadini;

  • nel determinare gli aumenti dei salari considerare l’impatto di questi sullo sviluppo della domanda di lavoro. Tale politica aumenterebbe le opportunità per avviare vantaggiosamente nuove iniziative economiche e la domanda di lavoro;

  • migliorare la formazione professionale. E’ importante che il mondo delle imprese possa trovare sul mercato del lavoro le competenze professionali e tecniche di cui esso ha necessità. Ecco quindi l’importanza di monitorare con attenzione le professionalità richieste dal mondo del lavoro mettendo in evidenza soprattutto quelle che non trovano accoglimento. Sarà poi compito delle scuole e delle Università fornire la formazione necessaria;

  • diventare datori di lavoro di se stessi. Favorire cioè il più possibile l’avvio di nuove iniziative economiche anche se a livello di piccole e piccolissime imprese;

  • Sviluppare una cultura imprenditoriale, presupposto necessario perché quanti hanno le potenzialità possano avviare una nuova iniziativa economica. Ci vuole una vera e propria rivoluzione per pervenire ad una cultura imprenditoriale. Innanzi tutto occorre educare ad affrontare le difficoltà, a comprendere le situazioni ed a risolvere i problemi. La domanda di fondo che deve porsi continuamente chi è interessato ad avviare un’attività imprenditoriale è questa: quale prodotto o quale servizio sarebbe opportuno ci fosse per far fronte alle difficoltà nelle quali io ed altri ci stiamo in questo momento trovando? L’idea imprenditoriale può sorgere anche in altro modo, e cioè viaggiando ed osservando con attenzione, il modo di vivere e l’offerta di servizi e di prodotti esistenti in altri Paesi. Sempre sul piano culturale è importante tenere sempre presente che la ricchezza nasce dal lavoro e cioè dal sacrificio e che non si superano le crisi economiche, sociali e occupazionali con il gioco delle tre carte, ovvero con un’economia delle scommesse e delle speculazioni. E’ importante insistere sul concetto che le situazioni nelle quali ci troviamo sono quasi sempre riconducibili a noi stessi, a qualche nostro comportamento dal quale ne deriveranno conseguenze positive o negative. Si dice in Calabria, da lungo tempo, che “non c’è povertà senza difetto”;

  • puntare sul settore primario dell’economia cioè l’agricoltura e sulla lavorazione di prodotti della terra, in particolare, sui prodotti di qualità quali quelli ottenibili con l’agricoltura biologica. Questo settore di attività è ad alta intensità di lavoro umano, determina benefici non solo per l’attività di produzione e commercializzazione dei prodotti della terra, ma anche in termini di salute per la popolazione e di valorizzazione e di conservazione dell’ambiente (benefici esterni all’attività svolta) che tanta parte hanno nel favorire il turismo di oggi nelle nostre Regioni;

  • puntare sulle energie rinnovabili poiché questo consentirebbe di dare lavoro a tante piccole imprese che producono la strumentazione necessaria e a quanti dovranno provvedere alla loro manutenzione. Inoltre la produzione di energia da fonti rinnovabili consente a lungo andare di ridurre i costi di produzione di tutte le altre imprese e quindi migliorandone la competitività ne aumenterà la domanda di lavoro;

  • investimenti pubblici nelle infrastrutture. La politica degli investimenti pubblici nelle infrastrutture è, ad evidenza, una politica anticiclica; va cioè effettuata nei momenti di crisi economica poiché, da un lato, i costi dei suddetti investimenti sarà inferiore e, dall’altro, si attiverà a seguito della spesa pubblica una rivitalizzazione dell’economia in generale. Occorre naturalmente che tale spesa pubblica venga diretta ad investimenti che producano un reale beneficio all’organizzazione della vita civile e della qualità della vita tenendo conto delle esigenze delle attuali e delle future generazioni. Quando i suddetti investimenti sono stati valutati correttamente si avrà per effetto dei medesimi una diminuzione futura dei costi sociali e/o un aumento delle entrate per gli Enti Pubblici che i suddetti investimenti hanno effettuato;

  • incentivare al massimo l’attività artigianale poiché, essa, consente di avviare alle attività produttive numerosi giovani fornendo ad essi la formazione professionale necessaria senza gravare sui costi pubblici e migliorando la cultura del problem solving, tipica del mondo artigianale.

Concludendo, la disoccupazione, per essere affrontata, richiede una rivoluzione culturale rispetto al modo di pensare odierno. La ricchezza nasce dal lavoro; occorre quindi impiegare tutta la capacità lavorativa esistente, sia in termini quantitativi che qualitativi, intendendo per potenzialità qualitative lo sviluppo delle professionalità. Lo sviluppo della professionalità si realizza con il lavoro stesso in certi mestieri quali quelli artigianali, nei coltivatori diretti ed i piccoli imprenditori. In questi mestieri il lavoratore è necessariamente mente pensante; un lavoratore capace di interpretare le situazioni economiche e sociali, la loro evoluzione prevedibile, ed inserirsi vantaggiosamente, per se e per gli altri, nei processi evolutivi in corso con nuovi servizi e con nuovi prodotti o semplicemente migliorando i processi produttivi e la qualità dei prodotti e dei servizi esistenti senza gravare sulla spesa pubblica per la suddetta formazione. La risorsa più importante per avere una buona economia e un buon ordinamento sociale basato sul riconoscimento del ruolo del lavoratore, sul suo rispetto e sulla sua dignità, è la professionalità, l’ingegnosità, l’intelligenza, la volontà e il coraggio del lavoratore stesso.

Di Attilio Giampaoli

[1] Per un approfondimento si veda il quaderno n°1 Il risanamento di bilancio degli Enti Pubblici

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